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Depressione e Coronavirus

Updated: Jul 3, 2020

In questo periodo, a causa della situazione che stiamo vivendo, oltre ad esserci una forte paura generale, non è facile mantenere uno stato di equilibrio e benessere mentale; c’è la sensazione di sentirsi impotenti, tristi e privi di ogni speranza a causa della diffusione del Coronavirus e delle continue notizie negative che ci vengono proposte continuamente, certamente poco rassicuranti. A proposito di questo, esistono diversi modi per combattere questo tipo di pensieri, cercando di affrontare al meglio la tristezza, evitando così che si palesi ogni forma di depressione. La terapia cognitiva di Aaron Beck evidenzia quanto siano rilevanti i nostri modelli di pensiero; il pensiero depressivo è ricco di preconcetti e, a tal proposito, soprattutto in situazioni come queste, sarebbe opportuno cercare di essere più flessibili mentalmente, individuando modi diversi di vedere le cose, osservando la situazione da un punto di vista differente e sicuramente più positivo.

Robert L. Leahy, direttore della “American Institute for Cognitive Therapy” di New York, descrive nel suo articolo “Depressive Thinking During the Coronavirus Pandemic: five ways to reverse your negative thinking” cinque pensieri frequenti in questo periodo e i diversi modi per gestirli in maniera più flessibile. Vediamoli insieme:

1) “Sono condannato a morire”. L’idea di “essere condannato” da l’impressione che stiamo predicendo quello che accadrà senza avere a disposizione tutte le informazioni necessarie per confermarlo e credendo che ciò che avverrà sarà qualcosa che non potremo sopportare né tantomeno gestire. L’idea di morire a causa del virus o di veder morire qualcuno dei nostri cari è indubbiamente triste, ma, partendo dai dati che ogni giorno ci vengono presentati, il tasso di mortalità è sempre in percentuale minore, anche se minima, rispetto alla percentuale di guariti; inoltre, ogni giorno vengono attivate nuove misure e strutture che stanno combattendo contro il virus. È importante cercare di vedere la situazione in maniera flessibile cercando di cogliere gli aspetti positivi del momento, non soffermandosi troppo sul pensiero catastrofico.

2) “Sono completamente impotente”. Il fatto di stare in casa, soprattutto per chi non è abituato a starci così tanto tempo, sicuramente non aiuta, dando l’idea di essere poco utili in questa situazione o comunque di non essere in grado di fronteggiare una condizione simile; tuttavia, esistono diversi modi per contrastare questo pensiero cercando di fare attività alternative e positive, quali ad esempio chiamare degli amici, sia telefonicamente che attraverso delle videochiamate, cucinare, leggere, allenarsi, imparare nuove abilità, apprendere nuove informazioni, approfittare di questo momento per rintracciare tutte le cose che non siamo riusciti a fare prima per via della nostra vita frenetica o cercare di dormire un po' di più, ponendo l’attenzione su ciò che potremo fare e non su ciò che non possiamo fare in questo momento.

3) “Sono tutti pericolosi”. La pericolosità del virus e il fatto che si diffonda così facilmente potrebbe far pensare che tutti coloro che ci circondano potrebbero essere dei potenziali portatori del virus; questo è sicuramente un dato che non possiamo testare, ma se pensassimo in maniera flessibile, piuttosto che concentrarci sul fatto che tutti siano dei portatori, potremo seguire le diverse misure precauzionali e il distanziamento sociale per cercare di prevenire la probabilità di contagio.

4) “E’ la fine del mondo”. Molte persone, scoraggiate da tutto quello che stanno vivendo, vista la situazione, tendono a pensare in maniera totalmente catastrofica. Sicuramente non stiamo vivendo un momento facile, ma pensare che sia la fine del mondo potrebbe essere un po' affrettato e irrazionale. Le diverse epidemie nei secoli scorsi e le notizie attuali sul superamento del Coronavirus da parte della Cina fanno pensare che le pandemie esistono e sono sempre esistite, ma non sono certamente invalicabili. Difatti, questo tipo di pensiero viene definito “effetto ancoraggio” o più precisamente in psicologia viene chiamata “euristica dell’ancoraggio”, legandosi all’idea negativa e catastrofica della fine del mondo come prima ancora di pensiero, piuttosto che porre l’attenzione sul fatto che abbiamo già vissuto situazioni del genere e che, nonostante tutto, il mondo ancora esiste.

5) “Non starò mai bene”. Solitamente, quando ci troviamo ad affrontare forti emozioni tendiamo a credere e a pensare che rimarranno sempre così, dando una previsione del nostro stato di benessere futuro. Tuttavia, quando proviamo queste emozioni, tendiamo a sottovalutare, invece, i diversi cambiamenti costanti del nostro umore, trascurando gli sviluppi positivi. Spesso pensiamo che le cose non possano cambiare e che rimarranno sempre al punto di partenza, se non peggio, ma poi effettivamente il cambiamento appare. A tal proposito, sarebbe utile spostare la propria attenzione su altri pensieri, quali, ad esempio, le diverse difficoltà affrontate precedentemente e le differenti modalità con cui sono state affrontate e superate.

Pensare in maniera flessibile e alternativa non significa sottovalutare la situazione che stiamo vivendo, ma potrebbe essere un’ottima modalità per rivalutare noi stessi e darci la possibilità di pensare che non siamo fatti solo di emozioni e pensieri negativi.





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